A causa della difficile situazione sanitaria che imperversa ormai da un anno a livello globale, il calcio e lo sport in generale non se la stanno passando benissimo. Mentre in Serie A società prestigiose come l’Inter sono costrette ad affrontare una situazione debitoria drammatica che si aggira attorno ai 200 milioni, nelle serie minori la situazione non è migliore e sono diverse le società in difficoltà.
La Serie A soffre, ma nelle serie minori le cose non vanno meglio
Il calcio mondiale è in crisi e, anche se sembra strano dirlo, è la dura verità. Il Barcellona, forse uno dei club più famosi e rinomati a livello globale, sta cercando di ripianare in tutti i modi i propri debiti che secondo fondi autorevoli sono superiori ai 700 milioni di euro. A pesare sul bilancio del club catalano c’è il mostruoso contratto di Leo Messi che negli ultimi tre anni ha guadagnano circa 180 milioni netti annui: cifre folli, difficilmente giustificabili anche se rapportare allo stipendio delle altre icone mondiali dello sport. Le squadre italiane, a ogni modo, non se la passano meglio e Inter, Roma e Juventus sono le società che navigano in acque peggiori. L’Inter del gruppo Suning, anche a causa delle limitazioni imposte dal governo cinese, è alla disperata ricerca di partner commerciali e di sponsor al fine di ripianare le perdite. La Roma, sebbene l’arrivo di Friedkin abbia portato una ventata d’aria fresca, paga ancora lo scotto della maldestra gestione Pallotta che decise di quotare la società in borsa e di ricapitalizzarsi proprio ricorrendo agli investitori che, tuttavia, in questi mesi dovranno ottenere i propri dividendi. Anche la Juventus, reduce da nove scudetti consecutivi e che all’11 di febbraio, secondo le scommesse calcio, a quota 2,40, è nuovamente la favorita per la vittoria del titolo, è in perdita di più di 100 milioni anche se la sensazione è che Agnelli non faticherà molto a trovare nuove sponsorizzazioni sulla falsariga di quanto avvenuto in questi anni con Jeep che, come noto, fa parte del gruppo FIAT, ora Stellantis.
C’è urgenza di salvare le categorie inferiori
Se anche i grandi colossi del calcio mondiale sono in difficoltà, va da sé che nelle categorie minori, seppure con numeri diversi, la situazione sia egualmente complicata. Partendo dalla Serie B, passando per la Serie D e sino ad arrivare all’Eccellenza e alla Promozione, c’è bisogno di liquidità che solo dei provvedimenti governativi possono garantire nell’immediato. Dopo anni di tagli allo sport, è arrivato il momento di investire in modo massiccio nelle infrastrutture e nelle società minori che per anni sono state un vero patrimonio per il nostro calcio. Storicamente, la Serie D è sempre stata una tappa fondamentale nel processo di crescita di centinaia e centinaia di calciatori che, partiti proprio dai campi di provincia, sono arrivati a vestire la maglia della Nazionale Maggiore. Storie come quelle di Manuel Lazzari, partito proprio dai dilettanti e arrivato a giocarsi un posto da titolare nella Nazionale di Roberto Mancini, un tempo erano all’ordine del giorno ma negli ultimi tempi diventano sempre di più un’eccezione. Le responsabilità di questa “penuria di talenti” sono molteplici, ma difficilmente sembrano poter essere addebitate alle società dilettantistiche che tra enormi difficoltà e con sacrifici estremi hanno sempre fatto più del dovuto. Semplicemente negli ultimi anni si è andata via via affermando la tendenza a prediligere i settori giovanili delle grandi squadre, trascurando invece tutte quelle società presenti sul territorio che, se finanziate a dovere, potrebbero tornare a essere una fucina di talenti come accadeva negli anni Settanta, Ottanta e Novanta.
Proprio un momento difficile come quello che stiamo vivendo, sarebbe propizio per rivoluzionare un intero sistema che in questi mesi sta mostrando tutte le proprie fragilità e le proprie ipocrisie. Che Messi guadagni quasi 200 milioni l’anno potrebbe essere anche accettato se effettivamente il Barcellona avesse un ritorno in termini di immagine e sponsorizzazioni adeguato, ma data la situazione attuale delle casse del club blaugrana pare proprio che negli ultimi anni ciò non sia accaduto. Lo stesso discorso vale per la Juventus che pensava di poter ripagare l’ingaggio faraonico di Cristiano Ronaldo con il semplice merchandising e con la vendita delle casacche, ma anche in questo caso le cose sono andate diversamente. C’è la necessita di ripensare il calcio in modo diverso, in modo più sostenibile, e quale momento sarebbe migliore di questo?