
© Gigi Garofalo
Il Bari, o come lo chiamano i tifosi la Bari, torna a sorridere. Primo in classifica, con un margine rassicurante sulla seconda in classifica, la squadra acquistata lo scorso luglio da De Laurentiis comanda il girone I della Serie D. Ripartire dai dilettanti non è stato facile, ma la squadra sembra aver compreso subito le dinamiche della categoria e gioca spinta dalla voglia di tornare presto fra i grandi.
A luglio il fallimento, una ferita profonda per una piazza innamorata del calcio, tifosi che sognavano la A catapultati improvvisamente tra i dilettanti. Dopo 110 anni di storia, il 16 luglio 2018, alle ore 18, la Bari ha conosciuto la fine della sua storia. Alla vigilia della scadenza dei termini per la ricapitalizzazione, due soci, l’imprenditore Andrea Radrizzani (patron del Leeds, il leggendario Leeds) e Ferdinando Napoli, hanno ritirato la disponibilità a investire circa 3 milioni di euro per il 68% della società.
Le voci parlavano anche di un investitore tedesco, ritiratosi. Fatto sta che quasi alla fine di luglio il Bari non esisteva più: l’analisi dei conti aveva scoraggiato la cordata, che aveva deciso di abbandonare definitivamente l’operazione. Un brutto colpo, senza dubbio, un momento triste per il calcio nazionale, sui cui in tanti, dal sindaco al governatore Emiliano, avevano voluto esprimere un’opinione. Appena avuto notizia del fallimento, i giocatori hanno dato l’addio alla squadra sui social: un triste, inevitabile rituale.
Poi, improvvisamente, una speranza: le voci intorno a De Laurentiis che si fanno sempre più insistenti, l’interessamento reso noto e poi l’acquisto. “Voglio riportare in alto la città” ha detto il presidente del Napoli: a far pendere la bilancia verso l’offerta del patron partenopeo il piano di sviluppo legato al San Nicola. D’altro canto, di vertiginose risalite De Laurentiis se ne intende: è lui che ha preso il Napoli dopo il fallimento, con l’obiettivo di farlo risalire subito, e ora la squadra partenopea è la principale contendente della Juventus alla vittoria dello scudetto. “Dobbiamo arrivare in A il più presto possibile” ha dichiarato a fine agosto, aggiungendo che “il San Nicola vale cento volte il San Paolo”.
I tifosi baresi sperano. Al momento sembrano lontanissimi i tempi in cui il Bari, grazie a una prodezza di Cassano, sconfiggeva l’Inter, ora tra le migliori tre squadre della Serie A, secondo le quote quasi sempre fra le favorite alla vittoria. Sono passati i tempi di Protti, goleador implacabile, finiti i tempi di Eugenio Fascetti (che in una recente intervista ha menzionato proprio la vittoria contro l’Inter). I ricordi più belli, come la vittoria della Mitropa Cup nel 1990 o il trenino per festeggiare un gol, hanno lasciato spazio alla speranza di uscire dal “pantano della D” e tornare nel calcio che conta.
Il Bari è primo, ma non sta passeggiando: per esempio, per aver la meglio sulla Palmese, ha dovuto attendere il 43esimo del secondo tempo per segnare il gol decisivo, arrivato grazie al difensore Mattera. Le serie maggiori andranno conquistate con il sudore e il gioco, senza dar per scontato che le altre squadre si intimoriscano di fronte alla storia di una società prestigiosa.
Per mantenere la promessa di tornare al più presto in A, De Laurentiis si sta muovendo in ottica mercato di gennaio: pare in dirittura d’arrivo il colpo Edoardo Bianchi, classe 1999, che ha appena rescisso col Torino e che ha vestito anche la maglia della Juve. Un innesto importante in una rosa già competitiva, che farà di tutto per tornare subito tra i professionisti e cominciare la risalita verso la tanto agognata serie A.
Insomma, il Bari – o la Bari, se preferite – ha tutte le carte in regole per risalire la china: un presidente ambizioso, una squadra competitiva e un pubblico tra i migliori d’Italia. Che altro aggiungere? Forza Bari, il teatro della serie A ti attende: te lo meriti, se lo meritano i tuoi tifosi.