La nuova stagione sportiva è alle porte e molti sono i club di calcio dilettantistico pugliese che iniziano a pensare alla ripresa delle attività agonistiche dopo la lunga pausa dovuta all’interruzione dei campionati della scorsa stagione. Per cercare di capire bene cosa vuol dire, dal punto di vista fisico e psicologico, tornare a calcare un campo da gioco dopo tanti mesi, abbiamo intervistato Domenico Pietropaolo, medico dello sport e fisiatra della piattaforma idoctors.it.
A cosa bisogna fare attenzione se ci si appresta a riprendere un allenamento personale dopo un lungo periodo di stop?
Innanzitutto, quello che mi chiederei è: come si stava prima? Quanto effettivamente eravamo predisposti al movimento? Queste domande sono fondamentali per potersi preparare meglio alla ripresa.
Un atleta, ad esempio, dovrà gestire la ripresa con un lavoro di progressione diverso da chi faceva invece soltanto un’attività amatoriale. Inoltre, è importante fare riferimento alla postura. Ognuno di noi ha un’impostazione posturale peculiare, che ci porta ad avere una capacità sia di flessione muscolare sia di forza muscolare e di evoluzione del movimento del tutto personale.
Se il blocco ci ha sorpresi in una situazione non ottimale, oltre alla pura di perdita di performance, avremo allentato anche la capacità del muscolo di adattarsi ai movimenti e di riadeguarsi all’attività.
La prima cosa che dobbiamo valutare per una ripresa è dunque l’allentamento di queste funzioni, puntando al recupero funzionale del muscolo prima del recupero dell’attività sportiva vera e propria. Personalmente, inoltre, nel proporre una ripresa progressiva, proporrei di guardare anche la capacità del movimento in funzione dell’elasticità, dell’equilibrio muscolare e di tutti i suoi aspetti generici, quindi di tutta l’area del corpo: le gambe, le braccia e principalmente la schiena, che ne è la regolatrice.
Quanto tempo ci vuole per tornare nella forma ideale per poter tornare a giocare?
Come tempi, conviene che la ripresa venga fatta nell’arco di un mesetto, proprio per riprendere tutte le capacità attive della muscolatura. È chiaro che è sempre proporzionale alla propria capacità fisica, alle proprie abitudini precedenti al blocco e anche alla propria predisposizione.
C’è inoltre un aspetto che non trascurerei: quello psicosomatico. Ognuno di noi può reagire infatti in maniera diversa ad una situazione come quella che abbiamo trascorso e può avere nascosto nel profondo un blocco anche funzionale di natura psicosomatica. Il momento di stop è un momento che tutti noi abbiamo in qualche modo subito: c’è stata una forzatura e la forzatura non è, fisicamente e psicologicamente, sempre bene accettata dal nostro organismo.
Nel corso dell’evoluzione abbiamo infatti dimenticato alcune regole di vita. Se ci pensiamo, l’uomo ci è passato tante volte, fin dalla preistoria, da situazione simili a questa: si è infatti sempre dovuto nascondere in qualche modo, rifugiare da chi voleva attaccarlo (in passato animali, ora virus). Allora, per una ripresa ottimale, considerando anche l’aspetto psicosomatico, la prima cosa è cercare di stare leggermente sotto i propri livelli.
Normalmente in una ripresa non deve esserci né la fretta di accelerare, ma neanche la paura di raggiungerla. È sempre un equilibrio, perché se la sia fa troppo presto si rischia di mandare in stress la muscolatura, se la si fa troppo tardi, di perdere i benefici già acquisiti. Questo equilibrio è leggermente più complicato in questa fase. Io direi per questo di fissarsi sempre, nell’arco della preparazione, degli obiettivi, fare piccoli test di riappropriazione del movimento, di capacità funzionale del movimento stesso, delle capacità precedenti, ricordandosi sempre di non dover esagerare, perché il muscolo poi non accetta questo tipo di stimolo estremo.
Quindi la ripresa in tutte le capacità la farei arrivare al mesetto, ma cercando sempre di capire se stiamo rispondendo bene. E non dimentichiamoci che la prima settimana è la più difficile, perché si avvertono i primi fastidi, le reazioni articolari dello stress funzionale al movimento. Questo potrebbe spaventare, nonché coincidere con le altre paure. E alcuni, non accettando che il corpo reagisca così male al movimento, potrebbero scoraggiarsi e mollare. È sempre bene quindi provare a resistere a questa prima fase, perché poi pian piano andrà sicuramente meglio.
Quali esercizi consiglia per chi si appresta a tornare in campo nella prossima stagione sportiva?
La ripresa dell’attività fisica è bene iniziarla e proporla con degli allenamenti lenti, con dello stretching fatto in base alla propria capacità fisica personale. Valutare la propria colonna verticale non è mai facile. Spesso ci troviamo infatti ad avere dolori come il classico mal di schiena perché non siamo riusciti a percepire i blocchi funzionali precedenti al dolore. Quindi la prima cosa che farei è di provare solo stretching e cominciare a studiare il nostro corpo.
Successivamente, iniziando l’attività normale, aggiungerei la corsa e un po’ esercizi per migliorare la forza muscolare, per i quali ognuno di noi ha delle preferenze (che è bene in qualche modo agevolare perché se no ci stufiamo e rischiamo di non fare bene). Lo stretching inoltre, oltre che come riscaldamento e come defaticamento successivo allo sforzo, può servire a farci capire se c’è qualche area del nostro corpo che in qualche modo sta reagendo male: a quel punto andremo a sottolinearlo all’attività successiva, aumentando in quella serie lo stretching o facendo degli esercizi specifici su quel tipo di dolore o di blocco funzionale. valutando inoltre la possibilità di farlo valutare da uno specialista.
Ci sono dei comportamenti paralleli alla preparazione atletica che è consigliabile attuare per rimettersi in forma?
A tutto questo ogni atleta deve poi aggiungere la velocità del recupero. Tutti noi, come dicevo, dobbiamo infatti evitare di avere non troppa fretta né essere troppo lenti nella ripresa, ma tutto ciò per un atleta è ancora più importante, perché l’atleta deve recuperare relativamente presto se vuole poi avere una performance anche se non completa quanto meno accettabile.
Inoltre, conoscere se stessi vuol dire anche conoscere l’alimentazione che accettiamo meglio e soprattutto in queste fasi di pre-preparazione è bene avere cura del proprio stile alimentare con particolare attenzione. Cambiano i tempi e cambiano i modi perché il blocco ci ha forzato e cambiato le abitudini.
Infine, ma senza esagerare, agli esercizi suggeriti prima si può aggiungere anche una eventuale attività con i pesi, soprattutto se si ha bisogno di accelerare la forza fisica pregressa. L’importante è fare sempre tutto con estrema attenzione e in maniera graduale.